mercoledì 27 febbraio 2013

Aforismi

La vita è quello che ti capita
mentre stai facendo altri progetti.

J. Lennon

mercoledì 13 febbraio 2013

Di cialtronica virtù

Buongiorno, il mio nome è Girolamo Seghetti, e di lavoro faccio il consulente, ma potreste definirmi anche un semplice parassita. Mi insinuo nella vostra azienda con grandi paroloni, perchè io il mondo lo conosco "la mi fanno ridere codesti negozianti, che un si rendano conto che se vu date retta a me si possono fare questo questo e questo...e se non mi ascoltano ni si rompe i' capo!".
Perchè ammettiamolo basta poco per fare i soldi, in primis basta abbindolare un qualsiasi imprenditore medio piccolo con alte aspirazioni, fargli capire che io posso risolvere ogni genere di problemi, ma soprattutto che se segui me puoi risparmiare tanti soldini, che poi io succhierò attraverso altre vie, e poi non importa se effettivamente faccio il lavoro che sono chiamato a fare, l'importante è intervenire, farsi vedere, magari con piccole idee inutili ogni tanto, tipo quelle che fanno sì che la gente sappia che sono una persona attenta a tutte le nuove tecnologie e strategie di comunicazione, oppure che ti fanno risparmiare ben 20,00 € sui costi di stampa.
Poi presento una bella fatturina, che è misera dai, dopo tutto è la somma di due stipendi dei tuoi inutili dipendenti, quelli  che ti seguono solo per avere il loro salariuccio in fondo al mese e che non portano nulla all'azienda in termini di plusvalore, loro fanno il minimo perchè a loro basta lo stipendio. Io? Io voglio farti guadagnare perchè se guadagni te guadagno io. Non pensare che loro, i tuoi dipendentucoli siano affezionati all'azienda, dopotutto se affonda loro rimangono solo senza lavoro!

Ecco prendi la fatturina la giustifico con il fatto che questo mese ho venduto ben 3 pezzi di questo prodotto INCULATUTTI che io ho proposto alla tua azienda, dai sollecita il bonifico, non ti curare del fatto che 2 dei suddetti prezzi son tornati indietro, erano i clienti che erano dei mascalzoni, dai sollecita il pagamento del mio sudato compenso, se no guarda vado via, c'ho la fila dietro di gente che vorrebbe lavorare con me!

Venghino signori alla sagra del suino,
dove ogni giorno nasce un gonzo
e me lo metto nel taschino.
Venghino signori a veder la meraviglia,
di quelli che come me vivon bene
sulle spalle di chi in culo se lo piglia.

lunedì 11 febbraio 2013

giovedì 7 febbraio 2013

American Horror Story: Asylum



Ieri notte è cominciata la seconda stagione della serie American Horror Story.
La prima, ormai riclassificata come Murder House, mi era piaciuta veramente tanto, una trama da ghost story con influenze granguignolesche, che hanno avuto l'effetto di inquietarmi e divertirmi, dandomi anche modo di affezionarmi ai vari personaggi della serie.
Mentre la prima serie partiva con un incipit che personalmente ho trovato molto chiaro e semplice: una famiglia americana in evidente crisi relazionale, si trasferisce in una casa teatro di efferati delitti e misteriose sparizioni, in cui ancora albergano presenze spettrali più o meno maligne; la seconda serie si apre in modo completamente diverso, una coppia visita un vecchio ospedale psichiatrico ormai in rovina dove negli anni sessanta era stato rinchiuso un sanguinario omicida. Poco dopo il loro arrivo la situazione precipita in modo inaspettato (beh per loro) e di colpo la storia viene trasportata nel 1964 per farci conoscere i fatti che coinvolsero l'ospedale e i suoi abitatori. Ma tutto questo in modo meno "disciplinato" rispetto alla serie precedente, in un turbinio di eventi che sembrano aver fretta, forse troppa, di trascinare quanto prima lo spettatore nella dimensione horrorifica preordinata, con flash molto veloci su tutti i personaggi, o quasi tutti almeno, aprendo tutta una serie di domande e quesiti a cui speri di avere una risposta...e ammettiamolo molte serie negli ultimi anni ci hanno abituato a tornare a casa senza averle queste dannate risposte.
Resta il fatto che American Horror Story come sempre cattura la mia attenzione e il mio immaginario...pertanto ancora una volta sarò schiavo dell'ennesima serie tv! Peraltro Jessica Lange è sempre più inquietante e cattiva, lei davvero non dovete perdervela!

mercoledì 6 febbraio 2013

La prima discesa


La prima discesa al mattino ha un che di rituale.
Mentre sali con l’impianto senti ancora l’intorpidimento che la notte di sonno ha lasciato sul tuo corpo. La temperatura si abbassa in maniera impercettibile, solo quando le porte della cabina si aprono vieni investito in pieno dall’aria fredda, i muscoli si irrigidiscono solo per un attimo, senti quasi i peli del tuo corpo rizzarsi, come se l’ancestrale istinto primordiale ti riportasse allo stato di animale selvatico.
Il tuo respiro per un attimo si blocca quando l’aria gelida dell’alta quota ti riempie i polmoni, per poi diventare profondo, facendo gonfiarti il petto.
I tuoi occhi per un breve istante si socchiudono per sopportare la luce bianca dell’alta quota e il riverbero della neve, inizi a calare la maschera sul viso, adattando la tua vista al nuovo spettro di colore.
Afferri la tavola saldamente e ti avvii al punto di partenza lentamente, sotto gli scarponi la neve scricchiola sonoramente, la senti nonostante il caschetto di protezione e il vento attutiscano il rumore intorno a te.
Arrivi all’imbocco della pista, dall’alto la osservi per vederne le condizioni, tracciando mentalmente la traiettoria da seguire, annusi l’aria, come un lupo e ne percepisci la purezza assoluta.
Ti siedi a terra, e sistemi i piedi sugli attacchi, inizi ad agganciare gli straps, sentendo gli scatti veloci delle dentellature che entrano nella cinghia, poi con un movimento lento e deciso usi il cricchetto per stringere ulteriormente gli straps, fino a sentire la totale aderenza, fino a sentire la tavola come un naturale prolungamento delle tue gambe, fino a fondere insieme il tuo corpo e la tua tavola.
Ti sistemi gli auricolari nelle orecchie.
Allacci il caschetto di protezione.
Controlli le ultime chiusure della tuta.
Stringi i laccetti dei guanti.
Con un leggero sforzo delle braccia e con l’aiuto dei muscoli addominali ti alzi in piedi.
Le tue gambe ora limitate nei movimenti si contraggono per trovare il nuovo equilibrio.
Scegli la canzone che più si adatta a quel preciso attimo.
Dai il via alla musica, non la regoli troppo alta, deve essere un piacevole sottofondo che possa dettare il ritmo della tua discesa in sintonia con il tuo respiro e con lo sforzo fisico.
Fai un respiro profondo.
Senti la musica crescere di ritmo.
Ecco la mia scelta


Sposti il tuo corpo verso la punta della tavola, ammortizzandone il peso con piccoli movimenti delle cosce e delle ginocchia. Senti i muscoli ancora freddi, ma sai che si scalderanno in fretta.
Ora siete solo tu e la montagna innevata...