martedì 8 gennaio 2013

Big wednesday



Ogni volta che penso ad un film sul surf, il primo titolo che mi rimbalza in testa è “Un mercoledì da leoni” (Big Wednesday) un piccolo capolavoro (per me ovviamente) diretto da John Milius nel 1978…ha la mia stessa età e al contrario di me regge molto meglio allo scorrere del tempo.
Ma “Un mercoledì da leoni” è veramente un film sul surf? Il film parla DI surf? Se fino a un po’ di tempo fa avrei risposto a tale domanda con un semplice e superficiale sì, dopo aver rivisto la pellicola almeno 2 dozzine di volte, anche a orari improponibili visto che è uno di quei lungometraggi che non riesco a non vedere anche quando viene passato alle 3 di notte e dura più di 2 ore, e avendo mutato più volte il mio modo di vedere le cose (credo la parola corretta sia maturato),  ora mi trovo a dire con più facilità un secco NO.
“Un mercoledì da leoni” prende a pretesto il mondo del surf per raccontare una cosa semplice, la maturazione e il mutamento che tutti noi subiamo nell’arco della nostra esistenza.

TRAMA (contiene spoiler)
Tre amici profondamente diversi, lo scapestrato Leroy, il riflessivo Jack e un turbatissimo Matt, tutti accomunati dalla passione per il surf, vivono le loro giornate dividendosi tra la spiaggia e qualche festa, in un clima spensierato che solo la giovinezza può regalare loro.
Lo scorrere del tempo è scandito da alcune mareggiate che colpirono le coste della California dal 1962 al 1974, un arco narrativo di 15 anni che vede i ragazzi e la loro comitiva di amici crescere e cambiare (almeno quasi tutti) Leroy rimane la solita testa calda e sembra non aver alcun interesse a crescere e maturare, Jack che rappresenta la figura matura e responsabile trova lavoro come guardaspiaggia è un uomo corretto e più rigido rispetto agli altri, Matt divenuto mito del surf della sua generazione non accetta di invecchiare e vive sul filo di un'autodistruzione limitata solo dalla prematura paternità del ragazzo.
A sconvolgere ulteriormente le loro vite è la chiamata alle armi per combattere la guerra in Vietnam. Matt, Leroy e alcuni altri ragazzi riescono a farsi riformare utilizzando disonesti sotterfugi, Jack invece non si sottrae a quella che sente essere una sua ulteriore responsabilità e si arruola senza ripensamenti. Per tre anni i ragazzi rimangono separati, Jack durante il conflitto cambia il suo carattere, pur rimanendo cupo e riflessivo la sua rigidità nei confronti della vita diminuisce, mentre in patria Matt che ancora combatte i fantasmi del passato si prende cura della sua famiglia in modo più maturo e responsabile subendo a distanza gli orrori del Vietnam, ma venendo comunque sconvolto dalla morte di uno dei ragazzi della compagnia di cui i tre facevano parte.
Dopo il ritorno in patria di Jack e la reunion dei tre amici, ognuno prende la propria strada fino all'epilogo, la grande mareggiata del 74, quando in un fatidico mercoledì tutti e tre si ritrovano sulla spiaggia richiamati da onde gigantesche.
Un'ultima volta insieme sulle tavole vedono i ragazzi ormai 30enni sfidare il mare con la stessa gioia di quanto erano giovani. Matt mostrerà un ultima volta la sua bravura di fronte a tutta la spiaggia e alle nuove generazioni di surfisti, rischiando la propria vita a causa di un'onda particolarmente forte. Saranno Leroy e Jack a ripescare l'amico ferito e a riportarlo a riva dove un giovane ragazzo restituisce a Matt la tavola sbalzata via dalle onde, in quell'attimo Matt regalerà allo stesso ragazzo la sua tavola, un passaggio di testimone simbolico con cui Matt fa definitivamente pace con se stesso accettando senza più rimpianti il cambiamento.

Mi rendo conto che riuscire a descrivere con semplici parole un film che ha la sua forza maggiore nelle potenza di alcune immagini, non renda merito a questa pellicola, ma questa volta la mia attenzione alla pellicola si è concentrata prepotentemente sugli aspetti legati ai personaggi piuttosto che alla storia in sè.
Se infatti in passato avevo sempre trovato il personaggio di Jack il punto di riferimento, o l'esempio da seguire se vogliamo, di uomo responsabile e maturo, vedendo invece in Matt (e sì diciamo pure Leroy) una simbologia negativa a causa di alcuni comportamenti eccessivi; mi sono ritrovato a rivedere le mie posizioni in paragone a quella che è la mia vita scomprendo quanto a conti fatti essa sia più simile a quella di Matt turbata dalle paure di crescere e di assumersi determinate responsabilità, non accettando di buon grado di guardarsi allo specchio e vedere un volto e un corpo che inizia ad invecchiare e che ci mette sempre di più a riprendersi da ogni eccesso (che posso assicurare è ormai limitato a piccoli e sporadici casi).
E quelle note di biasimo che durante il film potevamo finire per indirizzare a Matt, guidati forse dalle nostre ispirazioni di maturità, finiamo ora per rivolgerle contro noi stessi, rimanendone forse un po' amareggiati, ma che sicuramente mostrano nuove fragilità che forse fanno parte dell'età che stiamo vivendo, quando si diventa consapevoli che quell'invincibilità tipica della gioventù è passata lasciando spazio a dubbi e complessità diverse tipiche del nuovo ciclo di vita che stai affrontando, accettando un cambiamento inevitabile e perchè no imparando a godere di quelli che sono i frutti che questo può offrirti, non rimpiangendo un passato che non può tornare, ma costruendo nel presente qualcosa di bello che possa essere ricordato nel prossimo futuro.

Per il resto, se non avete visto il film...vedetevelo! 

Nessun commento:

Posta un commento